rifiuti

Atene ringrazia!

Dalla stampa abbiamo appreso questa mattina che sul PIL l’Italia è ultima in Europa. Siamo peggio della Grecia!
Da italiani la notizia ci rattrista ma da “monnezzari” ci rallegra perché abbiamo contribuito alla crescita del PIL greco con la spedizione del CDR (combustibile derivato dai rifiuti) di Roma, visto che in Italia non trova collocazione.
Complimenti!

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Il “bell’affare” del Super Tecnico

Ho letto sul Messaggero del 6 gennaio l’articolo “Rifiuti, rischio sanzioni UE”, la nota pubblicata sul sito colari.it, che il Colari ha inviato al Commissario Europeo per l’Ambiente Karmenu Vella dopo la decisione assunta dal Consiglio di Stato sul trasferimento all’estero dei rifiuti indifferenziati di Roma e, pur senza lasciarmi andare a commenti salaci sui rischi che una simile decisione rappresenti per l’intero sistema normativo europeo e nazionale in tema di trattamento dei rifiuti urbani, qualche considerazione non posso esimermi dal farla.

La storia surreale, cui oggi assistiamo, del turismo europeo dei rifiuti indifferenziati di Roma che se ne vanno in Austria e Germania perché la Regione afferma che non esistono a Roma e nel Lazio impianti capaci di trattarli, la scriviamo e segnaliamo da tempo. Proprio da questo stesso blog e non solo.

E’ una storia che ha personaggi e interpreti molto chiari come chiare sono le conseguenza delle scelte (io dico scellerate) che hanno operato.

La verità, se solo la si volesse raccontare, sarebbe comprensibile anche a chi non ha esperienza in materia. Da cosa nasce la difficoltà di Roma (o emergenza che dir si voglia) e la scelta obbligata di spedire i suoi rifiuti all’estero? Dalla decisione improvvisa da parte di un signore, chiamato nel gennaio 2014 dall’allora Sindaco Ignazio Marino, a dirigere la gestione dei rifiuti romani, di non utilizzare più, a partire dal febbraio 2016, la Stazione di Trasferenza con annesso impianto di Tritovagliatura di Rocca Cencia e lasciare orfane di trattamento e di recupero un migliaio di tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati. Da un giorno all’altro Roma si trova così di fronte ad un problema enorme da gestire. E allora lo stesso Grande Esperto indica la soluzione di tutti i mali. Mandiamo all’estero i rifiuti di Roma.

Che poi questo voglia dire esporre Roma al rischio di una infrazione comunitaria che potrebbe anche superare i 40 milioni annui e che sarebbe una mazzata pesante per le casse del Campidoglio, conta  poco.

Che poi questo voglia dire far vivere a Roma, oltre alla universale vergogna di vederla ridotta in una discarica a cielo aperto, quello che ha già vissuto Napoli sanzionata dall’Unione Europea per gli stessi motivi con multe da 120 mila euro al giorno, conta poco.

A proposito, dimenticavo il nome del supertecnico che ha “regalato” a Roma questo bell’affare: Daniele Fortini, Amministratore Delegato di AMA che il Sindaco Marino portò via dall’ASIA di Napoli, dove ricopriva dal 2008 lo stesso incarico. Come dire. Amministratore che vai …sanzione che trovi!

E oggi quello stesso Fortini è stato chiamato dal Presidente Zingaretti alla Regione Lazio. Anche qui, manco a dirlo, come Super Tecnico dei rifiuti.

Così vanno le cose a Roma…e non solo. Complimenti!

 

Via Torrevecchia ore 10 sono stracolmi, sacchetti di rifiuti gettati a terra - Via Torrevecchia ore 10 sono stracolmi, sacchetti di rifiuti gettati a terra - fotografo: mario proto

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Buon Natale Roma

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Il primo ricordo di questa mattina mi riporta al 1980, più esattamente alle ore 20.00 del 23 dicembre, quando fui chiamato in Campidoglio da Ugo Vetere, allora assessore al Bilancio del Comune di Roma, per un incontro urgente con il Sindaco Petroselli.
Era successo che gli impianti che trattavano tutti i rifiuti di Roma, quelli di Ponte Malnome e Rocca Cencia, gioielli tecnologici che il mondo ci invidiava, passati dopo 15 anni alla mano pubblica appena nel settembre 1979, erano già entrati in sofferenza e la flotta degli automezzi non sapeva dove scaricare i rifiuti della Città.
Petroselli con il suo fare sbrigativo mi disse con chiarezza che avevo avuto ragione nel profetizzare che la pubblicizzazione degli impianti sarebbe stata un delitto e che Roma si sarebbe trovata in poco tempo in emergenza. E infatti di emergenza vera e propria si trattava. Il Sindaco, dopo un serrato colloquio di oltre un’ora, mi chiese senza mezzi termini di risolvere il problema e, accompagnandomi all’ascensore, mi disse “so che sei un uomo di servizio e salverai Roma”.
Bisognava trovare rapidamente un luogo in grado di accogliere i rifiuti di Roma. Mi misi all’opera e trovai la soluzione. Prima in una ex cava alla Cecchignola poi con Malagrotta che per 30 anni, lo dico con orgoglio, è stata la fortuna e la salvezza di Roma. Sia in termini di servizio reso, notte e giorno, alla Città sia in termini di economie (oltre 2 miliardi di euro se si raffrontano le tariffe praticate da altre discariche pubbliche italiane). E Roma fu salva per la prima volta.
Altra emergenza, affrontata e risolta nel 2013. Su Roma pendeva il rischio della procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea il 16 giugno 2011 contro il Governo Italiano, la 4021/2011, la quale prescriveva che tutti i rifiuti di Roma nel rispetto della normativa comunitaria dovessero essere trattati e che in discarica venissero conferiti solo i residui di lavorazione. La Città era a rischio emergenza in quanto gli impianti TMB (2 di AMA e 2 di COLARI) non riuscivano, pur lavorando a pieno ritmo, a trattare tutti i rifiuti indifferenziati della città. Rimaneva un surplus di circa 1000 ton/giorno e incombeva l’Ordinanza Commissariale n. 598/U del 27 dicembre 2012 con la quale il Commissario per l’emergenza rifiuti Prefetto Sottile indicava un termine perentorio di 100 giorni per provvedervi. Il termine era stato concordato con Bruxelles e la scadenza era il 10 aprile 2013. Bisognava comunque trovare una soluzione per non andare in infrazione. E noi trovammo la soluzione: realizzare nella Stazione di Trasferenza di Rocca Cencia un impianto di Tritovagliatura. Approvato dalle Autorità e autorizzato per 10 anni dalla Provincia di Roma con Determinazione Dirigenziale RU 1228/2013, l’impianto viene materialmente costruito a tempo di record (si parlò addirittura di un miracolo) sicché dall’11 aprile 2013 tutti i rifiuti di Roma vengono trattati e avviati a recupero in circa 20 impianti sul territorio italiano, rispettando così l’impegno assunto dal Governo Italiano con l’Unione Europea e scongiurando l’applicazione delle pesanti sanzioni comunitarie (si parlava di un milione al giorno). Al tempo stesso fu allontanato da Roma lo spettro dell’emergenza rifiuti per la seconda volta.
Proprio in questi giorni, come ha riportato l’agenzia ANSA, la Commissione Europea ha archiviato la procedura di infrazione 4021 aperta il 16 giugno 2011, affermando che l’Italia, per quanto riguarda Roma e la discarica di Malagrotta in particolare, è in regola e tutti i rifiuti di Roma vengono trattati, al contrario di quanto è accaduto per Napoli e la Campania che hanno provocato per l’Italia, in esecuzione di una sentenza della Corte Europea del 16 luglio 2015, una condanna al pagamento di 20 milioni di euro forfettari oltre ad una penalità di. 120.000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie ad applicare quanto previsto dalla sentenza, più o meno 43 milioni euro all’anno.
Tornando ai giorni nostri sembra purtroppo che le esperienze del passato non siano servite a nulla. Da mesi ormai Roma, sommersa dai rifiuti, è derisa e sbeffeggiata sui giornali di tutto il mondo trasformata come è in una discarica a cielo aperto. Il problema permane perché la Classe Dirigente con la sua insipienza è rimasta per anni assente non dando esecuzione alle soluzioni programmate, autorizzate e attese nei vari piani regionali rifiuti, ultimo quello del 18 gennaio 2012.
Le soluzioni, che è bene ricordare ancora un volta, erano e sono:
1) Trasformazione in energia del CDR prodotto dagli impianti TMB attraverso il processo di gassificazione
2) Realizzazione della discarica di servizio alternativa a Malagrotta per collocare solo residui e scarti di lavorazione derivati dagli impianti di trattamento.
Su questo tema ci dichiarammo all’epoca, accogliendo la richiesta del Sindaco di Roma Alemanno, disponibili a gestire con AMA l’operazione discarica di servizio attraverso un soggetto giuridico ad hoc e di recente abbiamo confermato la volontà di metterci da parte e cedere siti e soluzioni a qualificate imprese di multiutility o ad avveduti e capaci imprenditori privati purchè si agisse per tempo e si desse a Roma la soluzione in grado di restituirle l’immagine ed il decoro che merita.
Queste soluzioni comportano investimenti di centinaia di milioni di euro sul territorio, rispetto per l’ambiente e minore impatto ambientale, tariffe più basse per i cittadini romani e soprattutto occupazione assicurando un futuro ai giovani e ridando lavoro, previa riqualificazione, al personale impegnato per anni in servizi ambientali per Roma.
La messa in opera delle già previste soluzioni ai problemi avrebbe portato Roma, anche in termini economici, ad un livello di eccellenza evitandole il deprecato turismo dei rifiuti in Italia e all’estero con costi economici ed ambientali inenarrabili per la collettività.
Di questi fatti e dello loro conseguenze abbiamo costantemente informato il Governo nazionale, regionale e cittadino … ma invano.
Basta navigare in questo blog o sul sito del Colari (colari.it) per trovare tutti gli atti e la corrispondenza intercorsa.
Sulla raccolta differenziata assolutamente da incrementare il discorso è delicato e complesso.
La raccolta differenziata va sì incrementata ma prima ancora va razionalizzata sia come sistema operativo sia come valorizzazione attraverso i cd. “ecocentri” (impianti industriali altamente tecnologici) da realizzare ma soprattutto da gestire per dare all’intero complesso (raccolta e valorizzazione) un senso compiuto ed industriale. Basta solo pensare che la virtuosa Berlino lo scorso anno ha perso 3 punti arretrando dal 42% al 39%.
Anche in questo settore noi abbiamo presentato proposte chiare e concrete (trattare l’organico con produzione di biometano per autotrazione e compost in un’azienda agricola di oltre 100 ettari) e non manca neppure la proposta di adeguare la Centrale di Gassificazione di Malagrotta alle nuove frontiere che la tecnologia prospetta ed impone.
Infatti
-preso atto dell’annosa avversione da parte delle forze politiche e sociali e dei tanti comitati “anti” nei confronti degli impianti di termocombustione o di gassificazione a causa delle consequenziali emissioni (fumi) derivate dal ciclo produttivo,
-preso atto della Direttiva Europea 2015/1513 del 9 settembre 2015 che impone, a partire dal 2017, alle imprese petrolifere di utilizzare per la produzione delle benzine una miscela di almeno il 10% derivato da fonti rinnovabili,
-preso atto che l’impianto di gassificazione di Malagrotta è nella condizione di essere trasformato in un ecocentro per la produzione di metanolo partendo dal CDR prodotto dagli annessi impianti TMB attraverso un appropriato processo industriale che elimina – tra l’altro – il problema delle emissioni con conseguente FUMI ZERO,
ci siamo decisi a cedere a un Gruppo industriale specifico del settore il ramo di azienda della Centrale di Gassificazione perché, in adempimento della Direttiva Europea 2015/1513 sulla produzione di miscele per carburanti derivate da fonti rinnovabili, venga trasformata nel primo ecocentro in Italia.
Quanto alla discarica di servizio la nostra proposta è stata presentata alla Regione Lazio il 12 ottobre 2009, in forza della Legge Regionale n. 27 del 9 luglio 1998 (Disciplina regionale della gestione dei rifiuti), già esaminata e valutata positivamente dal Commissario per l’emergenza Prefetto Pecoraro con Ordinanza n. 208625 del 24 ottobre 2011, è pronta per essere realizzata in pochi mesi: necessita solo che la Regione esca dal “sonno”.
Per parte nostra stiamo chiamando in giudizio i responsabili, di ogni ordine e grado per rispondere davanti al Giudice, del “Misfatto ambientale romano”.
Con la coscienza tranquilla di aver rappresentato e proposto una soluzione che può salvare Roma per la terza volta e, confidando nel detto popolare “non c’è due senza tre”, auguro a tutti un Buon Natale!

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Lettera al Presidente Fortini: come promesso il raffronto delle tariffe Roma/Genova

Ing. Daniele Fortini Presidente AMA S.p.A

Roma, 2 febbraio 2015

Caro Presidente Fortini,

per adempiere a quanto scritto nell’ultimo capoverso della mia lettera del 25 novembre 2014 (“ora a me resta solo completare il raffronto delle tariffe Roma/Genova e farglielo avere per chiudere definitivamente il cerchio”)Le rappresento nell’allegato prospetto il raffronto tra le tariffe praticate a Genova nella discarica di “Scarpino”[i] dal monopolista pubblico (AMIU[ii]) con quelle praticate a Roma nella discarica di Malagrotta[iii] dal monopolista privato (COLARI).

Le economie realizzate a Roma con la discarica di Malagrotta a fronte dei costi derivanti dalle tariffe praticate a Genova con la discarica di Scarpino per il periodo di operatività (1985-2013 sono di circa 2 miliardi di euro.

Servizio efficiente e tariffa sono essi e solo essi i parametri di riferimento nello smaltimento dei rifiuti.

Con i più cordiali saluti.

Manlio Cerroni

Allegato:c.s.

[i] La discarica di Scarpino (Genova) è stata operativa dall’anno 1967 fino al 2014

[ii] L’AMIU è la municipalizzata di Genova operativa dal 1987

[iii] La discarica di Malagrotta è stata operativa dal 1975 fino al 2013

 

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I rifiuti, caro Sindaco, non hanno colore e chiedono solo una modesta locanda per non infastidire cittadini e ambiente!

 Al Signor Sindaco di Roma Capitale

 Prof. Ignazio Marino

Roma, 14 luglio 2014

 

Signor Sindaco,

dalla Sua conferenza stampa in Campidoglio apprendo che sta lavorando con i Suoi Uffici per “requisire gli impianti Cerroni”.

Non riesco a capacitarmi del perché da qualche tempo Lei non perda occasione di rilasciare le tante dichiarazioni negative sul lavoro sin qui fatto dal nostro Gruppo in materia di smaltimento dei rifiuti solidi della Città, e in particolare nei miei confronti, senza valutare l’entità del danno morale ed economico che, per la funzione che Lei ricopre (Sindaco di Roma), esse comportano soprattutto per il nostro Gruppo che opera nel settore dei rifiuti a livello internazionale da oltre 50 anni con apprezzamento e riconoscimento sia dalle parti istituzionali che da parte dei privati.

È veramente incomprensibile, almeno per me!

Lei dovrebbe sapere quello che abbiamo fatto per Roma. In ogni caso, ho avuto occasione di rappresentarglielo con il mio libro “Storia e cronaca a volo d’angelo sulla monnezza di Roma e del Lazio dal 1944 al 9 gennaio 2014. E non solo…” che ha avuto fin dallo scorso 9 maggio dove, tra l’altro, avrebbe potuto leggere che l’Amministrazione rossa nel 1978/79 aveva disdettato anticipatamente il contratto con le società private per acquisire i 4 impianti industriali di trattamento dei rifiuti per mandarli attraverso la gestione pubblica in tilt in poco tempo.

È da questo evento, come ho ricordato, che nasce la discarica di Malagrotta.

Lei sa bene che i nostri impianti industriali di Malagrotta e Rocca Cencia lavorano a pieno regime per ricevere, trattare e smaltire i rifiuti di Roma e che maestranze e dirigenza sono impegnati al massimo per il bene della Città.

E allora, a parte la circostanza che non ne sussisterebbero in alcun modo i titoli e i requisiti, sotto il profilo legale, operativo, produttivo e ambientale e sotto questi profili è evidente che dovremo attivare ogni forma di tutela opportuna Le domando: a che serve la requisizione?

Voi “pubblici” pensate di far meglio di noi “privati”. Per carità, Sindaco, dia uno sguardo ai numeri della gestione rifiuti del 1° semestre. Abbandoni questo insano pensiero. Le ricordo semplicemente che i rifiuti non hanno colore e che chiedono solo che, a sera, venga trovato loro un albergo o, quanto meno, una modesta locanda per non infastidire i cittadini e l’ambiente.

Ed è questo che le città di riferimento entrate nella polemica con Vespa hanno fatto: Berlino con l’inceneritore di Ruhleben, i due impianti TMB di Pankow e Reinickendorf e vari altri impianti di trattamento e riciclaggio a completamento, oltre alle discariche di servizio per gli scarti di lavorazione, scorie incluse; Monaco con l’inceneritore di Unterfohring, i vari impianti di riciclaggio e la discarica (Freimann) di Werner Heisenberg; San Pietroburgo con le discariche di Novoseikiy e Noviy Svet, oltre ai due impianti di trattamento e riciclaggio.

Finalmente, però, è con piacere che ho letto su un’agenzia le Sue dichiarazioni di sabato a Rai News 24: ha riconosciuto la necessità anche di una discarica di servizio. Complimenti. Ha impiegato solamente 18 mesi per prenderne atto. Come si dice, meglio tardi che mai.

Manlio Cerroni