Ho avuto modo, in occasione dell’Audizione in Commissione Bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti dell’8 gennaio, di racchiudere in un documento la mia vita professionale nel settore dei rifiuti in Italia, nel mondo e, in particolare, a Roma.
Quale creatore dell’intero complesso industriale (Ponte Malnome-Rocca Cencia e poi Malagrotta) e punto di riferimento per la gestione del trattamento industriale dei rifiuti della Città fin dagli anni ’60 esattamente dal 1.1.1960 al 9.1.2014 (data del mio arresto e dell’inizio della gogna mediatico-giudiziaria) anzi, più precisamente fino al 24.01.2014, data in cui il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro emise nei confronti di alcune società del mio Gruppo una interdittiva antimafia imprimendoci il marchio di “mafiosi” e condannandoci di fatto alla morte civile oltre che imprenditoriale.
In questo periodo, che va dal 1960 al 2014, ho incrociato 2 Giubilei e 21 Sindaci che fino a quella data si sono alternati in Campidoglio: l’ultimo è stato il Prof.Marino.
Il rapporto con la Sindaca Virginia Raggi merita un discorso a parte.
Del Professor Marino ricordo che, dopo il nostro unico e lungo incontro di oltre due ore in Campidoglio, avvenuto, su suo invito, il 25 settembre 2013, e anticipato in mattinata dalle agenzie, all’uscita, assediato dalle troupes e dai giornalisti che mi attendevano e mi chiedevano un commento, risposi “Il Sindaco? Sui rifiuti vuole fare il direttore d’orchestra. Peccato che non conosca la musica”. Ed è quello che è successo con la chiusura della discarica di Malagrotta.
Infatti, per dirla con le parole dello stesso Marino, “presi la decisione da solo e quando lo feci, la sera del 30 settembre 2013, nessuno mi rispose a telefono, né a Palazzo Chigi né alla Regione Lazio. Volevo informare le istituzioni della decisione presa e attuata alla mezzanotte di quel giorno”……………………e fu la rovina di Roma.
All’avv.Raggi,invece, che non ho mai incontrato, scrissi più volte con l’augurio che ascoltasse qualche mio consiglio dettato dall’esperienza e dall’amore per Roma.
In particolare, il 15 gennaio 2018, con Roma in uno stato pietoso e in emergenza rifiuti, raccolta la disponibilità di alcuni amici imprenditori del settore, scrissi alla Sindaca offrendole l’opportunità di ripulire Roma in 45 giorni. Per l’amore che nutro per la Città l’avrei tenuta pulita, anche con una gestione per conto, fino a quando il Campidoglio non avesse realizzato quelle mirabolanti soluzioni di cui al tempo si parlava. Non ne ebbi riscontro alcuno perché Cerroni era…. il male.
Si racconta però che quando la Sindaca lesse la sintesi delle motivazioni della Sentenza di Assoluzione del 5.11.2018 (dai reati di associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti) pubblicata dall’ANSA il 7 maggio 2019 “Cerroni operava per collettività”, consigliata dallo Stato Maggiore dei Cinquestelle, corse in Procura a chiedere lumi ma la Procura si dichiarò contraria ad ogni ipotesi di richiamare Cerroni perché, se con la Sentenza di Assoluzione era stato “beatificato”, visto che i Giudici avevano scritto che “Cerroni operava per collettività”, richiamarlo in soccorso di Roma avrebbe rappresentato la sua “santificazione”.
Peccato. E Roma continua ancora ad essere una discarica a cielo aperto.
Per chi volesse avere la bontà di leggerlo allego il documento “La mia storia professionale – Una vita per i rifiuti nel mondo”